IL PROBLEMA NUMERO 7

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SETTIMO PROBLEMA

Come va cambiato il sistema complessivo delle istituzioni con le quali la societa’ educa i suoi membri?

Ma il cambiamento non può riguardare soltanto l’istituzione scuola. Esso deve riguardare tutto il sistema complessivo delle istituzioni che nella società hanno compiti di educazione, dalle biblioteche ai musei.

Intanto, per cambiare la scuola nel modo profondo in cui è necessario cambiarla, bisogna guardare la scuola dall’esterno, con distacco, o, come si dice, storicamente. Solo prendendo le distanze dalla scuola come la conosciamo è possibile pensare a nuovi modi, più appropriati alla società attuale e a quella del prossimo futuro, per trasmettere la cultura e preparare i giovani a vivere nella società in cui vivranno. Questo non è facile (e infatti non avviene) prima di tutto perche’ ci sono inevitabilmente interessi che puntano al mantenimento della scuola così com’è, ma anche perchè questa è la scuola con cui tutti hanno una grande familiarità perché tutti l’hanno frequentata, e diventa perciò difficile immaginarsene un’altra.

Il grande sviluppo delle tecnologie della comunicazione e lo spazio crescente che queste tecnologie occupano nella società, hanno accresciuto le possibilità di apprendimento fuori della scuola. Si impara molto piu’ di prima a casa, nelle strade, dalla televisione, dalla pubblicità, dai CD, da Internet. Perciò lo spazio di una istituzione specificamente dedicata all’apprendimento come la scuola diminuisce, per così dire, spontaneamente.

Ma forse è necessario un ridimensionamento intenzionale e pianificato della scuola. Forse non tutto l’apprendimento deve avvenire dentro la scuola, ed è necessario accrescere il ruolo di altre istituzioni nello svolgimento di compiti educativi.

La scuola è un sistema educativo rigido. Oggi l’apprendimento deve diventare flessibile. L’apprendimento flessibile è un apprendimento che avviene in ogni tempo, in ogni luogo, in ogni modo, su ogni argomento e che riguarda ogni persona.  Oggi, con la scuola come unica istituzione dedicata all’apprendimento, l’apprendimento è tutto tranne che flessibile in questo senso. Nella scuola l’apprendimento avviene in un tempo specifico, cioè nell’orario delle lezioni e dell’apertura delle scuola e non in altri momenti della giornata, in un luogo specifico, cioe’ l’edificio scolastico, e non in altri luoghi,  attraverso il linguaggio e non attraverso altri canali di comunicazione e di attività cognitiva, su argomenti specifici, cioe’ quelli previsti nei programmi scolastici e nel curriculum complessivo della scuola, e non su altri argomenti dei tanti possibili, e riguarda individui specifici, cioe’ gli studenti, e non tutte le altre persone.

La scuola cosi’ come la conosciamo e’ prima di tutto un edificio: le aule, le classi di alunni, le lezioni, gli insegnanti, i libri, i compiti, le interrogazioni, gli esami. Tutta questa struttura è messa in questione dalle nuove tecnologie. Le nuove tecnologie non possono essere “aggiunte” alla scuola perche’, se entrano dentro la scuola, esse hanno la tendenza a fare “esplodere” la struttura fisica e organizzativa della scuola. La capacita’ delle nuove tecnologie di realizzare un apprendimento flessibile contrasta con la rigidita’ fisica e organizzativa della scuola, una rigidita’ che aveva un senso quando le uniche tecnologie disponibili erano la comunicazione faccia a faccia tra esseri umani, i libri, la lavagna e il gesso, e poco altro. Le caratteristiche del computer, cioe’ del “cuore” delle nuove tecnologie, le sue enormi capacita’ di conservare informazioni, di elaborarle velocemente, di tradurle da una modalita’ comunicativa all’altra, di trasformarle, di comunicarle da un punto dello spazio all’altro, e soprattutto la sua capacita’ di stabilire una interazione tra essere umano e artefatto tecnologico assolutamente impensabile prima del computer – capacita’ oggi amplificate praticamente all’infinito dalla rete di Internet che cresce in ogni istante – rendono questa rigidita’ obsoleta. Se c’e’ accesso al computer questo significa letteralmente che chiunque (quali che siano le sue caratteristiche e la sua età) puo’ imparare su qualunque argomento (che faccia parte di un curriculum stabilito di formazione o no), in qualunque luogo (dove sia disponibile un computer o qualcosa di collegato a un computer), in qualunque momento della giornata, e soprattutto seguendo qualunque modalità di apprendimento: lezione registrata e ascoltata, pagina del libro letta, navigazione solitaria in un ipertesto multimediale, cioè in una rete di nuclei di informazione seguendo un percorso scelto da chi apprende usando Internet come deposito sempre in crescita di ogni tipo di informazione, e lo fa in modo collaborativo interagendo da vicino o a distanza con altri studenti o con tutor e esperti, o attraverso il linguaggio, le immagini e i suoni, o manipolando come in un laboratorio sperimentale modelli simulati dei fenomeni su cui si vuole apprendere.

Un apprendimento flessibile, di contro alla rigidità dell’apprendimento scolastico, oggi è necessario anche per l’evoluzione dell’economia e del lavoro. Questa evoluzione sempre più richiede una formazione flessibile e continuamente aggiornata che la scuola fa fatica a realizzare, se si vuole lavorare in una società che presenta meno lavori fissi, cambiamenti costanti nei processi produttivi e nelle cose prodotte, globalizzazione. La scuola è molto lenta ad aggiornarsi essa stessa nei contenuti e nei metodi (si pensi alla lentezza di un sistema di formazione universitaria che produce una volta per tutte insegnanti poi difficilmente modificabili), è basata su programmi formativi rigidi, ed è ristretta all’età dello sviluppo dei ragazzi invece di essere intrinsecamente formazione permanente.

Se le nuove tecnologie realizzeranno le loro potenzialità di apprendimento flessibile, almeno due elementi portanti della vecchia struttura della scuola saranno esposti a trasformazioni radicali: da un lato, l’edificio stesso della scuola (ad esempio le aule) e il suo modo di funzionare (classi, corsi, programmi, lezioni), dall’altro gli insegnanti.

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