VI PROBLEMA
Come va cambiato il percorso di studi scolastico?
Ci sono dei cambiamenti da apportare al curriculum scolastico. Alcune sono aggiunte. In altri casi si tratta di cambiare in modi abbastanza radicali il senso e i contenuti di discipline/materie esistenti. In altri casi ancora si tratta di cambiamenti globali da apportare all’intero curriculum.
Il punto essenziale è che il computer non può essere visto solo come uno strumento pratico che ci aiuta a fare tutta una serie di cose, anche molto diverse tra loro, e che cambia, in alcuni casi radicalmente, il modo in cui le facciamo. Tra le cose che ci aiuta a fare, alcune riguardano direttamente proprio l’educazione, dato che il computer, con la multimedialità, con le simulazioni e con Internet, puo’ essere un potente strumento di apprendimento che la scuola non potrà continuare a ignorare. Ma non si tratta di questo. Come abbiamo già detto, indipendentemente dal suo essere uno strumento pratico, il computer è portatore di una serie di contenuti e di significati intellettuali e culturali che sono fondamentali per capire la società e la cultura del Novecento. Questi contenuti e significati debbono far parte della cultura di base di ogni persona che vive nella società di oggi e soprattutto che vivrà da adulto nella società dei prossimi decenni. Di questo deve farsi carico la scuola e quindi questa è la prima aggiunta al curriculum scolastico.
La scienza, non discostandosi in questo dal pensiero comune, ha finora visto la realtà come composta soltanto da sistemi semplici. Un sistema semplice è un sistema fatto di pochi elementi all’interno del quale è possibile individuare le cause e gli effetti, prevedere gli effetti conoscendo le cause, sapere quale causa manovrare per ottenere un certo effetto. I sistemi semplici sono il regno della prevedibilità, della ripetibilità delle leggi generali. I sistemi semplici sono stati il terreno su cui la scienza ha ottenuto i suoi maggiori successi, e ha tradotto questi successi nei successi della tecnologia. Ma i sistemi semplici sono anche il paradigma della comprensione per il pensiero comune, nel senso che noi abbiamo l’impressione o la convinzione di capire qualcosa quando isoliamo la causa, o le poche cause, che producono un certo effetto, quando possiamo prevedere cosa succederà se facciamo una certa cosa, quando sappiamo far rientrare quello che vediamo in una qualche legge generale, quando possiamo, volendo, fare qualcosa una seconda volta e ottenere gli stessi risultati.
Diversamente dai sistemi semplici, i sistemi complessi tendono ad essere imprevedibili, a cambiare nel tempo in modi imprevedibili, a reagire agli stimoli esterni in modi imprevedibili, a svilupparsi in modi che dipendono anche da minime differenze nelle condizioni iniziali e che tuttavia, anche conoscendo queste condizioni iniziali, è difficile prevedere, e tendono dunque ad essere unici, irripetibili.
Sistemi complessi oggi la scienza li sta scoprendo ovunque: nel tempo metereologico, nel modo in cui si muovono i fluidi, nella lunga catena di basi chimiche del DNA, nell’enorme numero di neuroni e di connessioni sinaptiche di un sistema nervoso, nelle complesse interazioni che hanno luogo tra le diverse componenti di un ecosistema, nei tanti individui che comunicando e interagendo tra loro formano una società, di formiche o di esseri umani, nei tanti “attori” che formano un mercato economico, nei tanti computer collegati tra loro in Internet. La scienza sta cominciando a guardare a tutti questi fenomeni come a sistemi complessi e sta elaborando gli strumenti concettuali, matematici e di simulazione al computer con cui cercare di capire come funzionano i sistemi complessi, quali sono le loro caratteristiche, come li dobbiamo studiare, come possiamo, nella misura del possibile, prevederne e controllarne il comportamento.
Con i sistemi complessi la nostra visione della realtà cambia, cambia la nostra idea di come e quanto possiamo comprenderla. Oggi i sistemi complessi ci sono ancora poco familiari e i nostri strumenti per analizzarli e capirli sono ancora in sviluppo. Per questo il riconoscimento che la realtà è fatta di sistemi complessi oggi si traduce spesso soltanto in un senso confuso di incertezza, che alimenta il senso di diminuita comprensibilità della realtà, la quale non sara mai più quella che è stata finora.
Oltre ad aggiungere nuove cose al curriculum e a cambiare radicalmente il senso e i contenuti di alcune discipline/materie scolastiche che già esistono, il cambiamento del curriculum deve riguardare anche alcune sue caratteristiche generali. Un cambiamento di carattere generale da apportare al curriculum scolastico e’ quello di rendere il curriculum meno disciplinare. Sforzi di questo genere la scuola già ne compie, ma sono sforzi di interdisciplinarietà, cioè sforzi di trovare collegamenti tra le discipline esistenti, e che perciò spesso rimangono artificiosi e superficiali. Invece di cercare di realizzare un insegnamento interdisciplinare che continui a dare per scontata una struttura disciplinare della scienza, quello che è necessario è cercare di realizzare un insegnamento non disciplinare. Questo naturalmente è più difficile perché richiede che nella stessa scienza che fa da base all’insegnamento si compia uno sforzo per mettere da parte le divisioni disciplinari e perché richiede da parte di tutti, scienziati e insegnanti, competenze nuove e cambiamenti sostanziali nei modi di vedere e fare le cose. Questo oggi è possibile, sia nella scienza che nell’ insegnamento, perché ci sono a disposizione strumenti concettuali e metodologici che permettono di affrontare i fenomeni della realtà in modo non disciplinare. Questi strumenti indifferenti alle separazioni disciplinari sono i sistemi complessi, le simulazioni al computer come strumenti di ricerca e di apprendimento, la visione della storia come storia complessiva della realtà, il vedere gli esseri umani e i loro prodotti storici come uno dei tanti fenomeni della realtà, niente di più o di diverso.